"La Zona d'interesse" ovvero la banalità del male, film di Jonathan Glazer


 


Henriette, mia sorella, è morta già da diciassette anni. Ne aveva sedici quando la guerra stava per finire: una bella ragazza, bionda, la miglior giocatrice di tennis fra Bonn e Remagen. Allora la parola d'ordine era che le ragazze si arruolassero volontarie nella Flak, e Henriette si arruolò, nel febbraio 1945. Tornavo dalla scuola quando vidi Henriette seduta nel tram che partiva proprio in quel momento, diretto in città. Aveva sulle spalle un piccolo sacco da montagna, in testa un bel cappellino blu. Pensai che andasse a fare una gita. Andai a casa, erano tutti già seduti a tavola, soltanto al dessert domandai a mia madre dove andasse Henriette con la gita scolastica. Ebbe una breve risata e poi disse: " Gita! Che sciocchezza. E' andata a Bonn per arruolarsi nella Flak. Capirai anche tu che ciascuno deve fare la sua parte, per ricacciare gli Yankees ebrei dalla nostra sacra terra tedesca". Henriette con il cappellino blu e il sacco in spalla non tornò più e non sappiamo neppure oggi dove sia sepolta. Qualcuno venne da noi dopo la fine della guerra e annunciò che era caduta presso Leverkusen.

"Opinioni di un clown" Heinrich Boll



Il giardino della famiglia di Hoss ad Auschwitz



Questo bellissimo film tratta di un aspetto del genocidio degli Ebrei durante la seconda guerra mondiale che mi ha sempre suggerito più di una domanda: come i tedeschi, che a tutti i livelli erano impegnati nel rastrellamento meticoloso e sterminio sistematico degli Ebrei, potessero non chiedersi se fosse giusto o eticamente morale quello che facevano e  come, al di fuori delle loro terrificanti attività, potessero condurre una vita serena e familiare, direi addirittura banale.

In questo film non vedremo Ebrei con i pigiami a righe o scene terrificanti di malvagità nei campi di sterminio, ma la vita della famiglia del direttore del campo di concentramento di Auschwitz che vive in una villetta a ridosso del campo, da cui li separa un muro. L'orrore di quello che succede al di là del muro ci viene dato esclusivamente dal "Rumore". Non a caso questo film ha vinto uno dei premi Oscar nella categoria "Miglior sonoro". Questo rumore di fondo costante è dato dal suono dell'altoforno sempre in attività, dalle grida delle guardie tedesche, dagli spari e dai pianti, mentre al di qua del muro la signora Hoss cura i suoi fiori e i bambini fanno il bagno in piscina. La colonna sonora è la protagonista del film, non è possibile tapparsi le orecchie, evoca con insistenza l'orrore al di là del muro, un fuori campo sonoro ostinato che ti tiene incollato alla sedia, un tono cupo costante di sottofondo che è la voce del mostro; la colonna sonora all'inizio e alla fine del film è un insieme di suoni distorti, un vortice di voci stridenti, una discesa all'inferno.

 Mi sono sempre chiesta perché i nazisti debbano sempre urlare e, purtroppo per questo, la bella lingua tedesca viene sempre associata per durezza, asprezza ad atmosfere spaventose.




Rudolph Hoss


La vita del direttore del Campo Rudolph Hoss con la sua famiglia è uguale a mille altre vite, legge le favole ai figli piccoli, porta i più grandi lungo il fiume in canoa e a pescare, festeggia il suo compleanno; la moglie è orgogliosa della sua casa e del suo giardino pieno di fiori, con la terra che viene fertilizzata con la cenere degli Ebrei bruciati nei forni. 

Hoss si è guadagnato la stima di Hitler per gli efficienti ingranaggi organizzativi che gli hanno permesso di uccidere tre milioni di internati. Al processo di Norimberga ci ha tenuto a specificare che ad Auschwitz sono state uccise due milioni e cinquecentomila persone, altre cinquecentomila sono morte di fame, stenti e malattia. "Il ragioniere"Hoss ci ha tenuto a far tornare i conti fino all'ultimo. Da questo atteggiamento si evince che Hoss parla di esseri umani, ma per lui potevano essere lavatrici o automobili, non si sente in nessun modo responsabile: lui eseguiva degli ordini e lo faceva nel miglior modo possibile.

Diffidiamo di quelle persone o popoli che eseguono ciecamente gli ordini.

Hoss, dopo il processo di Norimberga, verrà impiccato nel cortile di Auschwitz, aveva 45 anni. Ho letto l'ultima lettera scritta al figlio maggiore dove sembra ci sia un barlume di consapevolezza.



Rudolph Hoss prima dell'impiccagione nel cortile di Auschwitz



"L'errore più grande della mia vita è stato quello di credere fedelmente a tutto ciò che veniva dall'alto e non osavo avere il minimo dubbio sulla verità di ciò che mi è stato presentato....in tutte le tue imprese, non lasciare parlare solo la mente, ma ascolta soprattutto la voce del tuo cuore".

Si fa spesso riferimento al Libro "La banalità del male"scritto dalla giornalista americana Hannah Arendt dopo aver seguito il processo Eichmann a Gerusalemme. Eichmann, criminale di guerra responsabile dell'organizzazione della soluzione finale,  fu catturato dal Mossad israeliano dopo anni di fuga in Sud America. L'autrice sottolinea come il quadro caratteriale di Eichmann non sia quello di un efferato criminale, quanto piuttosto di un uomo semplice, la cui personalità rasentava la mediocrità. Ne risulta un uomo che avrebbe potuto essere chiunque, egli non aveva idee, non si rendeva conto di quello che stava facendo. Era un uomo di bassa cultura, zelante sul lavoro, non per ideologia, ma per il desiderio di compiacere i propri comandanti e guadagnarsi dei riconoscimenti.

La Arendt dice che" la coscienza in quanto tale era morta"nella Germania nazista. Anche i cospiratori dell'Operazione Valchiria si opposero a Hitler, solo in conseguenza dell'evidente e inevitabile tracollo nazista.


Eichmann al processo di Gerusalemme


"La morte incrociava già le sue mani ossute sopra i calici dai quali noi bevevamo, lieti e puerili. Noi non la sentivamo, la morte. Non la sentivamo perché  non sentivamo Dio".

"La Cripta dei Cappuccini" Joseph Roth





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